La tortura della mamme e poi ci si chiede la causa del loro malessere mentale
Ho trovato questo articolo e ve lo propongo. La depressione post parto può essere sempre alle porte, potrete capire perché e come cercare di ridurre il rischio della sua comparsa.
Si inizia dall’ospedale, dalla fretta che hanno di dimettere. Al mio primo figlio, 17 anni fa, ricordo che sono rimasta ricoverata 3 giorni, al terzo figlio 24 ore dal parto, ora non so più le regole. Senza contare che dopo il secondo figlio, per problemi contingenti, mi avevano messo il catetere, ma avendo fretta di dimettermi mi dissero: “Lei è al secondo figlio, quindi è esperta e può andare a casa” . Io andai in panico, il mio “grande” aveva solo 17 mesi, eravamo solamente io e mio marito, senza nonne, per intenderci. Per fortuna sulla mia strada c’era un’ostetrica fantastica, che con calma e dolcezza mi rassicurò e mi disse che potevo farcela, a fare la pipì…. e ce la feci. Ecco, basta poco , nel bene e nel male per cambiare il verso delle cose.
A voi la lettura….
“Torturare le neo mamme? Chi lo fa?
Ecco, come società, lo facciamo tutti noi. Non è uno scherzo, sono seria, ed ora vi spiegherò come funziona, senza mezzi termini. Noi torturiamo le madri.
La privazione del sonno è un metodo di tortura che è stato utilizzato almeno per 500 anni, e lo è tuttora. Era una pratica diffusa a Guantanamo Bay. La differenza tra la privazione del sonno a Guantanamo Bay e quella delle nuove mamme è che per quest’ultima non c’è l’intenzione di ferire sistematicamente e intenzionalmente le nuove mamme. Il risultato è, tuttavia, lo stesso. La tortura del sonno ha lo scopo di produrre dei cambiamenti psicologici, che dovrebbero incoraggiare la vittima a sottomettersi, a perdere il senso della realtà, e a parlare.
La privazione del sonno non è una buona cosa per nessuno. Porta alla debolezza, irascibilità, irritabilità, ansia, rabbia e anche alla psicosi. Sì, proprio così. La privazione cronica di sonno è riconosciuta come una causa di psicosi. La psicosi post-partum nelle neo-mamme non è diffusissima, fortunatamente, ma è pericolosa. Ho avuto la fortuna di partecipare ad alcuni studi sulla salute mentale perinatale, e tutti includevano racconti di persone che sono uscite da severe depressioni postnatali, da disordini da stress traumatico e da psicosi. Quello che ho notato è che tutte avevano un’aspetto in comune. Tutti hanno individuato la mancanza di sonno come causa del loro malessere. Una mamma, Sinead Willis, raccontò che “la mancanza di sonno ha iniziato a invadermi …. non riuscivo a dormire più di un’ora per notte, e mi sentivo veramente disorientata”. Uno degli effetti della privazione del sonno è lo smarrimento, o un senso distorto della realtà. In un colloquio successivo sono riuscita a sentire il racconto della mamma che ci diceva di non aver dormito neanche un minuto per i primi tre giorni della vita del suo piccolo, e che nessuno se ne era accorto perché si trovava da sola nella stanza solventi dell’ospedale. Sviluppò successivamente una psicosi. Elaine Hanzak, autrice di “Eyes without sparkles” (trad: occhi senza luce) ci racconta che durante i suoi trattamenti, aspettava con ansia le sessioni della sua terapia Elettroshock perché “prima devono addormentarti….. la felicità”.
La privazione cronica di sonno è quando non riesci a soddisfare il tuo debito di sonno. Vai avanti, notte dopo notte, rimanendo in difficoltà per non aver dormito a sufficienza. La privazione acuta di sonno si manifesta,invece, quando perdi il sonno una notte, ma puoi recuperarla. Anche la privazione acuta di sonno ha effetti importanti sulla nostra salute mentale. Uno studio condotto da Walker ha coinvolto giovani studenti in salute, che sono stati divisi in due gruppi. Un gruppo è stato privato di sonno per una notte , e l’altro ha dormito normalmente. Il giorno dopo, ad entrambi i gruppi sono state sottoposte immagini inquietanti , sconvolgenti e sanguinose. Gli studiosi hanno rilevato che c’erano significative differenze, nelle attività celebrali dei due gruppo, come hanno mostrato le scansioni della Risonanza Magnetica. Il gruppo privato del sonno ha mostrato reazioni simili a quelle scatenate dall’ansia. La loro amigdala reagiva come una campanella d’allarme alla visione di immagini inquietanti, mettendo in circolo gli ormoni dello stress, mentre il cervello del gruppo che aveva dormito ha mostrato una reazione più equilibrata, la parte del cervello che “si agita e si preoccupa” era bilanciata dalla parte che “ragiona e razionalizza”. Nel gruppo della privazione del sonno, la capacità di processare e mediare l’ansia era compromessa.
Si è sempre pensato che fossero solo l’ansia e la depressione a causare disturbi del sonno. Ma questo studio suggerisce che anche la mancanza del sonno può causare ansia. Da sola e anche per una sola notte. Le mamme, di fatto, non hanno sotto i loro occhi immagini inquietanti, ma le hanno perché le creano per loro conto. Nascono dalle preoccupazioni, dal non sentirsi adeguate, dai sensi di colpa,dai pensieri riguardo il loro piccolo, la paura di fargli male, e così via. Ovviamente, una volta comparsa l’ansia, diventa più difficile addormentarsi, aumentando le probabilità che la depressione si sviluppi,e cominciando un circolo vizioso.
Tenendo bene in mente tutto,c’è da meravigliarsi che abbiamo dei così alti livelli di ansia, depressione, e psicosi postnatale? In genere si partorisce di notte, magari dopo travagli anche di 2 notti. Le mamme sono, poi, spesso, sistemate in angoli del reparto con le luci accese, con altre mamme che stanno partorendo, bimbi strillanti, con infermieri indaffarati che vanno avanti e indietro. Sono, poi, mandate a casa con il loro marito stanco. Ora hanno il loro piccolo con loro, che devono imparare a curare e a nutrire. Senza dormire. Quando, poi, il papà riprende ad andare a lavorare dopo il congedo parentale, è normale per la mamma dire:” Mi alzo io sempre di notte, perché tu lavori tutto il giorno”. Non capisce il valore, la necessità di soddisfare il bisogno di sonno per la sua salute mentale. E così neanche il padre, o il il medico o la società in genere. Il suo debito di sonno cresce ed aumenta anche il rischio per la sua salute mentale.
Nelle altre culture, le mamme riposano. recuperano, stanno a letto e non fanno altro che cercare di conoscere il loro piccolino. Hanno chi prepara loro da mangiare, chi le aiuta a lavarsi, chi le massaggia con pietre calde, e così via. Quasi tutte le culture non occidentali, hanno questo tipo di rituali, che durano per 40 giorni. In Occidente, le mamme non si possono riposare. Ci si aspetta che si riprenda la normalità, con il bucato, le corse della scuola, con la dieta per perdere i chili della gravidanza, fare la spesa e così via. Viene detto alle mamme”dormi quando il bambino dorme”. Tuttavia questo non è abbastanza. Perché le mamme devono mangiare, devono farsi una doccia, sentono il bisogno di curarsi e vestirsi bene, deve poter andare al consultorio familiare per pesare il piccolo, quando magari lui dorme solo 20 minuti alla volta. Quando poi il papà torna a lavorare, diventa tutto più difficile perché si aggiungono le notti in bianco perché lui va al lavoro il giorno dopo. L’importanza della sua salute fisica ed emotiva viene ignorata, con il costo altissimo della devastazione che una malattia mentale postnatale può portare.
Smettiamo di torturare le mamme. Smettiamo di ignorare il problema che nasce dalle nostre aspettative verso le neomamme. Loro non sono normali, sono super importanti, e dobbiamo dare loro il giusto valore e trattarle con il dovuto rispetto, se non vogliamo che si frantumino in milioni di pezzi, distruggendo le vite di chi le circonda……. E’ importante cambiare la prospettiva che abbiamo, convincere e incoraggiare i partner a “mettere a letto le mamme”. Coccolarle, portarle il piccolo quando deve allattare, farla dormire. Il rischio di non preopccuparsi di queste cose è la perdita della sua salute mentale, con tutto ciò cene consegue.
Traduzione dal Blog di Mia Scotland, psicologa clinica con 20 anni di esperienza nelle malattie mentali e medico legale.
Mia Scotland, Clinical Psychologist, Author of “Why Perinatal Depression Matters”
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